È solo dopo la morte di Alessandro, intorno al 322, che un indiano dall’oscuro passato, Chandragupta Maurya, caccia le guarnigioni macedoni dal bacino dell’Indo e segna l’effettivo inizio della storia indiana. L’impero Maurya (322-185) riesce per la prima volta a riunire le popolazioni dell’Indo a quelli del Gange e getta le basi di una nuova cultura, la cui caratteristica principale può essere indicata nel sistema piramidale delle caste. Al vertice, ci sono le caste ereditarie dei nobili e dei sacerdoti, seguono la casta dei guerrieri, quella degli uomini liberi, che sono in prevalenza coltivatori, commercianti e artigiani, e infine la “fuori casta” degli intoccabili, o paria, o schiavi. La società è fondata sulla famiglia patriarcale, che è posta sotto l’autorità del capofamiglia. La principale fonte di ricchezza è l’agricoltura. L’esercito si compone di truppe mercenarie e arruolate per un periodo determinato e comprende fanti, cavallerie, carri ed elefanti. L’apogeo dei Maurya si raggiunge sotto l’imperatore Asoka (264 ca. – 227 ca.) che, dopo essersi convertito al buddismo, si sforza di assicurare il benessere a tutti i sudditi e di evitare che gli animali subiscano molestie, divenendo il simbolo della non-violenza.
Dopo l’avvicendamento delle dinastie Sunga (185-73) e Kanva (73-25), l’evento di maggior rilievo è l’invasione degli sciti, che fondano la dinastia kusana (I-IV sec. d.C.), sotto la quale si svolge la diffusione missionaria del buddismo, che raggiunge la Cina. Segue la dinastia Gupta (320-510), che segna il periodo aureo della civiltà indiana, per poi declinare a causa dell’invasione degli unni, che finiranno per integrarsi nel sistema delle caste e perderanno la propria identità.
13. Presente e Futuro
15 anni fa
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