lunedì 7 settembre 2009

02. I Macedoni

Fino a questo momento, la Macedonia ha svolto un ruolo di secondo piano rispetto alla Grecia, ma, a partire dal 357, il suo re, Filippo II, comincia a sfruttare le divisioni fra le poleis per estendere su di loro il suo potere. Ad Atene le posizioni dei cittadini sono ben rappresentate da tre grandi oratori: Demostene esorta alla resistenza incondizionata, anche Isocrate è per la resistenza, ma da parte di tutta la Grecia unita, Eschine invece vorrebbe la pace. Alla fine prevale il partito antimacedone e Atene forma una grande alleanza con Megara, Corinto e altre città (341), ma viene sconfitta a Cheronea (338). Il comportamento di Filippo è improntato alla clemenza e la Grecia viene organizzata in confederazione (assemblea di Corinto, 337), di cui Filippo si fa dare la presidenza. Il suo programma dichiarato è quello di unire tutti i greci in un’impresa comune: la conquista della Persia.
Alla morte di Filippo (336) la Grecia si ribella, ma deve cedere al giovane figlio di Filippo, Alessandro. Si ribella ancora alla morte di Alessandro, ma ancora una volta viene sottomessa dalle armate macedoni di Antipatro (323-2), alla morte del quale (297), la Macedonia piomba nel caos per almeno venti anni. Ciò induce i greci a riprendere la lotta per la propria indipendenza e, a tale scopo, costituiscono due grandi coalizioni (la lega eolica e la lega achea), che però non si rivelano all’altezza del compito.
Nel 279 la Grecia subisce un’invasione di Celti, che infine si insediano in Asia Minore (i Galati).
Intanto, dopo l’affermazione della dinastia degli Antigonidi (277-168), la Macedonia mostra segni di ripresa. Incapaci di liberarsi da sole dal giogo macedone, alla fine, i greci decidono di allearsi con Roma, che introduce ad Atene un regime aristocratico (228). Dopo la sconfitta subita per mano romana a Cinocefale (197), i macedoni devono abbandonare la Grecia e il generale romano Flaminio ne proclama solennemente la raggiunta libertà, ma le città greche mostrano di non saper vivere in pace e nell’unità e subito prevale la divisione e la discordia. Intanto, il re macedone Perseo si ribella a Roma (171), ma viene definitivamente sconfitto a Pidna (168). Nel 148 la Lega achea insorge contro i romani, ma viene sconfitta e la Grecia passa sotto il controllo di Roma (146).
Nell’88, dopo un periodo di profonde tensioni sociali, ritorna ad Atene un governo democratico, che si schiera a fianco del re del Ponto, Mitidrate, contro i romani. Silla interviene e sottomette Atene, radendo al suolo le sue fortificazioni. Da questo momento, la città conserva solo una rilevanza culturale e in essa si formano molti giovani romani di elevato ceto sociale.
Verso il 51 vi giunge Paolo di Tarso, che reca la lieta novella cristiana, ma non riscuote particolare successo: la Grecia resterà refrattaria al cristianesimo fino a quando Giustiniano (529) trasformerà le scuole pagane in chiese.
Nel 267 la Grecia subisce le invasioni di Goti ed Eruli, nel 396 quella dei Visigoti. Dopo la morte di Teodosio (395), essa entra a far parte dell’impero d’Oriente e vi resterà per oltre un millennio, fino alla sua caduta. A partire da Costantino, Atene va gradatamente perdendo prestigio a favore di Costantinopoli.

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